Il Vaso di Pandora

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    Risen from my ashes

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    La cosa più semplice.
    Lavarsene le mani.
    Dannazione, quella si che era una bella prospettiva.
    Fare finta che non fosse successo nulla, tornare alla vita di tutti i giorni. Tra uno Kvas e un pensiero di vendetta...
    Forse la vita di tutti i giorni non era il massimo.
    E poi... no. Quello che adesso sapevano era una specie di spada di Damocle sopra le loro teste, e non solo le loro. Non si poteva mettere la testa abbastanza sotto la sabbia per coprire quel pensiero.
    Non lasciar perdere era rischioso, ma anche lasciar correre.
    Abbassò gli occhi pensieroso, soppesando la decisione che doveva prendere.
    Una parte consistente di lui voleva andare in fondo a quella questione.
    L'altra, sempre meno forte, era votata alla vendetta per i suoi tre compagni caduti. I loro nomi erano impressi a fuoco nella sua memoria, e non poteva certo disfarsene. Roemer, Ksyusha, Kuzma. Tuttavia...
    Alzò di nuovo gli occhi, puntandoli sulla spaziale. Odiava ammetterlo, ma ormai si stava affezionando a quella hacker di cui sapeva così poco. Era sicuro che, se avesse abbandonato la questione, quella ragazza sarebbe andata avanti da sola, magari finendo ammazzata da qualche cyborg da incubo come quello che avevano trovato sulla RNS.
    (Che succede, hai paura di affezionarti a qualcuno perché pensi possano morire tutti di nuovo?)
    (Fà silenzio!)
    (Non puoi zittirti da solo, idiota. Pensi che Roemer, Ksyusha e Kuzma vorrebbero vederti come un eremita amareggiato? Forse dovresti lasciarli andare.)
    Il lottatore sospirò e si schiarì la voce un paio di volte per guadagnare tempo. Adesso c'era decisione nei suoi occhi.
    (E va bene. Ma non abbandono niente. Questa é solo una deviazione momentanea. Ma poi si torna sul sentiero della vendetta.)
    (Come ti pare. Ingannati da solo quanto vuoi.)
    "Ormai sappiamo troppo. Andiamo avanti." risponde finalmente a Starlight.
    "Dimmi di più..." la frase gli si spezza a metà "... cioè, nei limiti di quanto puoi dire... chi é in pericolo? E cosa possiamo fare per salvare questa persona?
    "E poi portiamo a qualcuno i nostri souvenir. Vediamo cosa ne tirano fuori!"
     
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    Shion rimase in silenzio, lasciando il tempo al collega di riflettere. Immaginava già di conoscere la risposta che avrebbe ricevuto - dopotutto chi avrebbe mai accettato di rischiare la vita per qualcosa che non era una missione? - quindi rimase decisamente sorpresa quando Greyson tornò a parlare. Aveva deciso di andare avanti, di supportarla in quella pazzia.

    "Prima di tutto, ti devo una presentazione." Decise quindi, d'istinto. Greyson la conosceva solo col suo nickname da hacker, Starlight. Era un nome da 'battaglia', che considerava vero e suo quanto Shion, ma anche un nome dietro cui nascondersi. Dietro cui proteggersi. Eppure, non faceva parte di un piano strutturato per nascondere la sua identità. Se lo fosse stato, Shion non si sarebbe limitata ad usare un nickname durante i suoi incontri con i colleghi mercenari ma si sarebbe anche coperta il volto con una maschera. "Sono Shion Hayes," Si presentò, offrendogli la mano. "ti ringrazio per la tua collaborazione."

    "Credo che Ewa Genkov sia in pericolo." Spiegò poi. "È una ricercatrice dell'Università di Radprom, responsabile del progetto dell'acceleratore di particelle." Il problema ora era: quanto poteva dire senza rompere la NDA? Probabilmente era impossibile non farlo: stava camminato su un filo sottile e sarebbe bastato un minimo passo falso per cadere nel baratro. "Sta svolgendo un esperimento non autorizzato, e potenzialmente pericoloso, su richiesta della WCorp. Difficile dire se questo la renda o meno una collaboratrice nemica. Sinceramente, ho il forte sospetto che non sia consapevole per chi esattamente sta lavorando." Poteva dire di più? Il contenuto del messaggio inviato da Genkov era quasi certamente parte della NDA. Fortunatamente (almeno in questo caso) era per di più composto da dati tecnici difficilmente comprensibili, ma c'era un punto rilevante che non poteva celare. "Nella trasmissione che abbiamo intercettato, Genkov ha minacciato lo smantellamento dell'apparecchiatura allo scopo di ottenere materiale migliore. Ho interrotto la trasmissione ma non so se e quanto sia stato inviato. Se è la minaccia è stata ricevuta, potrebbero esserci delle conseguenze."

    "La mia idea è quella di infiltrarci nell'Università, magari accettando un incarico al suo interno, e tenere d'occhio la situazione fino all'arrivo della Marina." Perché la Marina sarebbe arrivata, ne era certa. Se non per proteggere Genkov, per arrestarla. "Una semplice missione di sorveglianza, almeno teoricamente."
     
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    Sergej Greyson


    Narrato - parlato - (pensato)

    Shion Hayes.
    Finalmente il nome della spaziale con cui aveva affrontato la morte.
    Una offerta di fiducia nei suoi confronti, merce rara tra i Contractor.
    Ma allo stesso tempo non era un buon segno, uno di quei gesti che talvolta fanno gli esseri umani quando sanno che potrebbero morire presto.
    (Incredibile come tu riesca sempre a vedere il lato negativo in ogni cosa, Sergej)
    Afferrò la mano della spaziale e la strinse senza eccedere troppo con la forza (dopotutto era, appunto, una spaziale) sorridendo quel poco che gli riusciva con la sua faccia sempre arcigna.
    "Grazie a te per la fiducia, Shion Hayes."
    Faceva ancora un po' strano chiamarla per nome, ma si sarebbe abituato. Ascoltò cos'altro la ragazza avesse da dire.
    Acceleratori di particelle, esperimenti, università. Tutta roba che non era il suo forte. Però la parte sull'infiltrarsi, salvare qualcuno e alzare le mani su qualcuno ((Quest'ultima parte mi riservo il diritto di aggiungerla quando sarà necessario)) la riusciva a visualizzare bene.
    "Sfruttare un incarico esistente per continuare con i nostri obiettivi." valutò ad alta voce "E' una buona idea. Possiamo provarci. Hai già visto qualcosa di utilizzabile in merito? Dovremo farci andare bene qualsiasi paga, immagino.
    "Penso anche io che questa Ewa Genkov non sappia a cosa sta andando incontro. Qualora riuscissimo a trovarla ritieni opportuno avvisarla se le cose andassero male? Rivelando il meno possibile, chiaramente, ma almeno da farle capire di doversi mettere, uhm, al riparo."
     
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    Fiducia. Era veramente quello il termine giusto? Shion non lo sapeva. Sergej e lei non si conoscevano realmente, lui non aveva nemmeno saputo il suo nome fino a pochi istanti prima, eppure una certa sintonia si era formata tra loro mentre lottavano fianco a fianco sulla RNS. Quindi non aveva idea se era fiducia o disperazione che l'aveva portata a rivolgersi a lui. "In linea generale lo è," Ammise, quando Sergej definì la sua una buona idea. "ma dubito reggerebbe come scusa se venissimo beccati dalla marina." Il comandante Steuben difficilmente avrebbe creduto che Shion si trovasse per puro caso nella stessa università in cui lavorava la dottoressa Genkov. Dopotutto, chi avrebbe veramente creduto che un hacker come lei non avesse nemmeno dato una sbirciata ai dati criptati? "Beh, se io venissi beccata. Tu dovresti cavartela, considerando che la marina non sa del tuo coinvolgimento, ma cerchiamo lo stesso di essere cauti. E, qualsiasi cosa accada, io non ti ho informato di nulla." Non credeva di potersi permettere di pagare una sanzione pecuniaria di centomila Sol, non senza ritrovarsi a dover lavorare gratis per la Marina o svolgere lavori illegali per il Mostro. Meglio che Sergej si attenesse al "ero nel posto sbagliato al momento sbagliato".

    "Sinceramente non so come comportarmi con la dottoressa Genkov." Ammise. "Sia metterla (parzialmente) al corrente che non farlo sarebbe un rischio." La WCorp era più spaventosa della marina quindi, se comunque doveva rischiare, l'opzione migliore era fregarsene della reazione della marina e metterla al corrente. Non le piaceva, ma dover pagare una sanzione pecuniaria era meglio di venir ammazzata. "Se solo potessimo accertarci che sta venendo sfruttata e non sta collaborando consapevolmente coi piani criminali della WCorp..."

    Quello era un problema. Genkov avrebbe potuto rivelarsi una preziosa alleata, o un pericoloso nemico. Per quanto Shion considerasse la prima opzione più probabile, non era pronta a mettere a rischio le loro vite per una teoria. Fin tanto non fosse stata sicura dell'affiliazione della dottoressa, l'avrebbe considerata non solo come una persona da proteggere ma anche come una possibile minaccia.

    "...ma seguimi, ti faccio vedere gli incarichi che ho trovato." Disse, alzandosi dal suo posto per accompagnare il collega fino al computer. Lì richiamò gli incarichi precedentemente individuati [click], per poi cercare online se riusciva a trovare una mappa dei laboratori dell'Università di Radprom. Tra gli incarichi non c'era nulla relativo all'acceleratore di particelle, quindi potevano solo sperare che non fosse troppo lontano dal resto dei laboratori.
     
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18 replies since 16/11/2023, 14:51   278 views
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