Entrata: Vetka "Ekate" Radec

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    Vetka e Adler guadagnano 24 Punti Esperienza a testa.
    Vetka ha subito danni per 6 Punti Armatura e 7 ai Punti Vita. Scheda aggiornata.
    Perquisendo il corpo della Rhoro, Vetka trova:

    130 Sol
    Comunicatore: occupa 1 unità di spazio
    Medikit: occupa 1 unità di spazio
    Pugnale: occupa 1 unità di spazio
    Pistola 4.6×30 mm: occupa 1 unità di spazio

    Al momento Vetka non ha unità di spazio libere nell'inventario.
    Eventualmente, usare il medikit sul posto é una azione possibile.
    Idem per il comunicatore: utilizzarlo momentaneamente senza portarlo via é una azione fattibile.

    Mentre Vetka perquisisce il corpo, l'Inquisitore sta sgocciolando con noncuranza le sue lame dal sangue cremisi della vittima.
    "Forse é meglio che usi quel kit medico per rattopparti." sussurra senza distogliere gli occhi dalle proprie armi "Il resto dell'equipaggiamento che aveva addosso é immondizia. Però potrei esaminare quel comunicatore. Tieniti pure i soldi, quelli del comando mi hanno già fornito fondi adeguati per questa operazione."
    Nel frattempo gli occhi della Rhoro seguono lentamente i movimenti dei due, le labbra si muovono leggermente come a cercare di sussurrare qualcosa.
    "Occupati della sentinella nel modo che ritieni più idoneo." il tono dell'Inquisitore é più annoiato che altro, mentre ripone le armi "Già così non sarà in grado di nuocere, ma ci sono diversi livelli di sicurezza, per così dire..."
     
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    Non trovò nulla di utile sul corpo della rhoro... o meglio, nulla di davvero eclatante. Controllo velocemente la pistola che la rhoro aveva con se. Un'occhiata molto veloce che la spinse tuttavia, dopo qualche istante, a gettare lo sguardo altrove. Prese i soldi, come suggerito da Adler, mettendo poi mano al medikit in modo da curare le sue ferite senza andare ad intaccare la scorta per la sua missione. Osservò, rigirandosi tra le mani, il comunicatore che era riuscita a recuperare, guardanolo con attenzione prima di passarlo ad Adler. L'uomo aveva avuto la sua stessa pensata, per quanto irrealistica esisteva comunque la remota possibilità che ci fosse qualche informazione utile al suo interno, informazione che avrebbero potuto utilizzare per risalire alla rete che permetteva quel genere di scambio di tecnologia. Forse la rhoro non era nulla più se non una guardia o una malcapitata finita lì per errore, tuttavia tentare non costava nulla.
    Finito di applicare il medkit per sistemare le sue feriti si rialzò spostando di nuovo gli occhi su Adler 《eliminiamola》 disse senza esitazione, riferendosi alla sentinella. Alzò di nuovo la mano sinistra, estrando una delle pistole in modo da aprire il fuoco e mettere fine alle sue sofferenze. Che poi, per Vetka, già la stessa esistenza come Rhoro era una sofferenza tale da giustificare una simile azione... ma quella era una storia diversa.
    Fatto quello controllò di nuovo le sue armi e il suo equipaggiamento in modo da assicurarsi di essere pronta al combattimento, poi si avvicinò alla porta con la chiara intenzione di entrare in modo da continuare la missione che le era stata assegnata, agendo questa volta con maggiore discrezione, cercando di sfruttare le sue capacità stealth. Del resto la forza bruta poco prima non è che fosse stata esattamente una mossa geniale.
     
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    Scheda aggiornata (anche Punti Vita, munizioni, soppressori eccetera)

    La sentinella Rhoro protende debolmente la mano destra verso Vetka, in un ultimo e inutile di gesto di opposizione alla morte, mentre le sue labbra cercano di sussurrare qualcosa di incomprensibile.
    Il colpo di Snakebite Gun penetra il suo torso non protetto, il veleno si diffonde in fretta, e ogni traccia di vita abbandona alla svelta gli occhi della vittima. Adler ne saggia con un piede la tensione muscolare, con un'espressione di disgusto in faccia, con lo stesso atteggiamento che si terrebbe nello spostare qualche immondizia disgustosa dal proprio cammino.
    "Deceduta." commenta in tono asciutto e senza un briciolo di emozione verso l'essere umano morto ai suoi piedi "Ben fatto, Radec."
    Mentre Vetka sistema il proprio equipaggiamento, ricaricando le armi e applicando garze e gel rigenerativo dal medikit, l'Inquisitore ne approfitta per armeggiare un po' con il comunicatore sottratto all'avversaria.
    "Non ci sono chiamate recenti." passa poco tempo prima che inizi ad elencare le informazioni ottenute "Il che potrebbe essere a nostro vantaggio o svantaggio. Può voler dire un cambio della guardia imminente, oppure indicare che non ci siano altre guardie."
    "A giudicare dai fondi investiti in questo aspetto delle loro operazioni." Adler sventola per un attimo il comunicatore, come a evidenziare che si tratta oggettivamente di un modello ormai vecchio "La seconda opzione potrebbe essere la più probabile. Ma non escluderei ci sia del personale armato all'interno: tipicamente questo tipo di attività hanno a che fare con taluni individui molto reticenti sulla questione dei pagamenti, e mostrare una certa forza aiuta nel recupero crediti."
    Il comunicatore viene chiuso con uno scatto e riposto in una tasca.
    "Nulla di cui preoccuparsi, se i loro standard sono questi." l'Inquisitore indica con un cenno della testa la Rhoro senza nemmeno guardarla direttamente.
    Dopodiché inizia a muoversi verso la porta fino a poco prima custodita dalla sentinella.
    "Se sei pronta possiamo continuare. Apri pure la strada in silenzio, interverrò nel caso la situazione precipiti di nuovo."
     
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    Ekate osservò la donna a terra senza il minimo interesse, mantenne gli occhi su di lei fin quando non aprì il fuoco, poi la sua unica prroccupazione fu quella di osservare l'uomo poco distante da lei e di ascoltare la sua valutazione. Mantenen gli occhi su di lui per diversi secondi, anmuendo leggermente alla sua valutazione in merito allo stato di sicirezza dell'ambiente.
    Approfittò di quella piccola pausa per lenire il dolore generalizzato che andava a lambirne il corpo dopo il combattimento con la rhoro, in attesa che quest'ultimo passasse grazie al medikit che aveva sottratto alla donna e che aveva utilizzato. Non provava nulla per la donna a cui aveva appena sparato, per lei era una donna come tutte le altre, non le importava un gran che e, soprattutto, la vedeva solo come un ostacolo per la sua missione.
    Rimase Impassibile anche alle parole di Adler sull'ottimo lavoro effettuato, si limitò ad accogliere il suo dire con un leggero sorriso prima di avvicinarsi alla porta. Malgrado tutto doveva ammettere che il combattimento era stato più duro del previsto e sotto sotto temeva la possibilità di scontrarsi ancora con un avversario simile.
    Si avvicinò alla porta dopo aver annuito alle parole di Adler, facendo per entrare all'interno della struttura, cercando di sfruttare le sue doti stealth per entrare nelle viscere del magazzino, camminando senza alcuna fretta, cercando di avanzare tenendo bene gli occhi su dove metteva i piedi e, soprattutto, su eventuali porte o congegni di sicurezza che avrebbero potuto metterr a rischio la sua missione.
     
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    Ekate osservò la donna a terra senza il minimo interesse, mantenne gli occhi su di lei fin quando non aprì il fuoco, poi la sua unica prroccupazione fu quella di osservare l'uomo poco distante da lei e di ascoltare la sua valutazione. Mantenen gli occhi su di lui per diversi secondi, anmuendo leggermente alla sua valutazione in merito allo stato di sicirezza dell'ambiente.
    Approfittò di quella piccola pausa per lenire il dolore generalizzato che andava a lambirne il corpo dopo il combattimento con la rhoro, in attesa che quest'ultimo passasse grazie al medikit che aveva sottratto alla donna e che aveva utilizzato. Non provava nulla per la donna a cui aveva appena sparato, per lei era una donna come tutte le altre, non le importava un gran che e, soprattutto, la vedeva solo come un ostacolo per la sua missione.
    Rimase Impassibile anche alle parole di Adler sull'ottimo lavoro effettuato, si limitò ad accogliere il suo dire con un leggero sorriso prima di avvicinarsi alla porta. Malgrado tutto doveva ammettere che il combattimento era stato più duro del previsto e sotto sotto temeva la possibilità di scontrarsi ancora con un avversario simile.
    Si avvicinò alla porta dopo aver annuito alle parole di Adler, facendo per entrare all'interno della struttura, cercando di sfruttare le sue doti stealth per entrare nelle viscere del magazzino, camminando senza alcuna fretta, cercando di avanzare tenendo bene gli occhi su dove metteva i piedi e, soprattutto, su eventuali porte o congegni di sicurezza che avrebbero potuto metterr a rischio la sua missione.
     
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    La porta si dischiude cigolando appena, e i due hyadesiani si trovano in un brevissimo corridoio che svolta subito a destra. Il pavimento è composto da mattonelle a scacchi bianche e nere, leggermente usurate, le pareti sono bianche. Subito dopo la curva il corridoio si interrompe quasi subito, e si allarga in una grossa stanzona illuminata da fredde luci al neon bluastre. Basta darsi una breve occhiata attorno per capire di trovarsi in una sorta di sala operatoria di fortuna, in cui i protocolli igienici sono più un suggerimento che delle norme tassative.
    Immediatamente sulla destra é presente un bancone metallico quasi completamente spoglio, fatta eccezione per una piccola lampada da tavolo a luce azzurra, accesa, e un mucchietto di banconote di piccolo taglio, 160 Sol in totale.
    Poco più avanti c'è un lettino da ospedale dalle coperte azzurre, rifatto e intonso, con accanto una asta portaflebo a cui é fissata una sacca trasparente di soluzione isotonica.
    Poco più avanti si vedono un lavandino in acciaio, degli armadietti metallici e una sorta di cassaforte fissata al pavimento, chiusa.
    Dalla parte opposta della stanza c'è un altro lettino, malamente protetto da un separé, le cui coperte sfatte implicano sia stato usato da poco, e accanto ad esso é predisposta una macchina diagnostica, al momento disattivata.
    Al centro della stanza c'è un secondo bancone metallico, quadrato in questo caso, su cui sono poggiati alcuni strumenti chirurgici e quattro grossi barattoli di vetro (o dei contenitori dello stesso tipo). Al loro interno ci sono alcuni ammassi di tessuto vivente, ma dalla soglia é difficile capire di cosa si tratti precisamente. Quello nel primo barattolo é immerso in liquido rosato, come sangue diluito, mentre il secondo in un fluido verdastro semiopaco che ne oscura ulteriormente la natura. Il terzo e il quarto contenitore non contengono alcun liquido, e il materiale vivente al loro interno pulsa visibilmente. In una scatola di cartone poco lontana ci sono altri quattro contenitori simili, vuoti.
    Ad ultimare l'arredamento della stanza c'è un altro piano metallico, apparentemente un lettino operatorio. E' pulito in maniera immacolata ma sulle mattonelle adiacenti ci sono delle grosse macchie di quello che é senza ombra di dubbio sangue fresco, nemmeno coagulato. C'è un'altra macchia simile più avanti, nei pressi del secondo lettino, ma meno recente: il sangue non ha più consistenza liquida ed é visibilmente ossidato dal contatto con l'aria.
    C'è un'altra porta, simile a quella aperta poco prima, nei pressi della scatola con i contenitori vuoti.
    Tendendo l'orecchio e trattenendo il respiro si possono sentire due voci parlare da dietro di essa, anche se al momento i due Hyadesiani sono troppo lontani per poter afferrare il senso di quello che viene detto: i toni però sembrano tranquilli, quasi annoiati.

     
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    L'intero del magazzino è diverso da quello che Vetka si aspettava. L'ambiente sembrava essere più piccolo rispetto a quanto si era preventivata nella sua testa e questo& in un certo senso, finiva anche per prender le loro operazioni più semplici. Quello che non rendeva più semplice era la loro missione e il loro dovere di raccogliere informazioni per scoprire di più su coloro che avevano messo su quel posto.
    Alla fine del corridoio arrivarono in una stanza di dimensioni più grandi, in quella che sembrava essere una sala operatoria di dimensioni relativamente grandi ma che lasciava chiaramente molto a desiderare su tutto ciò che erano gli standard igienici ma che, del resto, non erano probabilmente alti nemmeno in coloro che pensavano di frequentare un posto del genere.
    Il rapido controllo visivo che fece confermò l'assenza di persone lì intorno e la possibilità di procedere alla raccolta delle informazioni. L'unica cosa che trovò erano i soldi, non erano tanti ma comunque potevano servire quindi pensò bene di prenderli, esattamente come pensò di avvicinarsi ai barattoli contenenti il materiale genetico, osservandoli con aria un po' schifata, quasi domandandosi se fosse davvero il caso di avvicinarsi.
    I suoi occhi avevano tuttavia anche notato una cassaforte 《lì forse c'è parte del materiale sensibile che usano per le loro operazioni》 disse veloce, in direzione di Ulrich, mentre nel frattempo continuava a guardarsi attorno cercando di non toccare più del necessario e di non mettere i piedi su nessuna pozza di schifo che sembrava essere rimasta a terra.
    Aveva ovviamente avuto modo di ascoltare le parole provenienti dall'altra stanza, mosse leggermente la testa per indirizzare Ulrich, quasi a voler segnalargli la cosa, poi si avvicinò alla porta tenendosi sulla destra, nelle immediate vicinanze del separé medico che avrebbe potuto, in caso di necessità, permetterle di indietreggiare e di nascondersi alla vista nel caso in cui una delle voci, o entrambe, avessero deciso di tornare nella stanza in cui si trovavano al momento i due hyadesiani.
     
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    160 Sol aggiunti ai fondi di Vetka.

    Adler annuisce in silenzio alla frase di Vetka, facendo un cenno di intesa verso la cassaforte. Sembra sia giunto anche lui alle stesse conclusioni della collega circa l'ubicazione dei dati utilizzati per replicare la loro preziosa biotecnologia.
    Mentre si dirige nei pressi della porta, Vetka può appena sentire l'inquisitore armeggiare con la cassaforte: l'uomo si limita a saggiarne la robustezza con pochi colpi assestati con il lato del pugno, e a percorrerne l'apertura con le dita, forse in cerca di un qualche punto debole o nella speranza fosse stata lasciata aperta per un qualche caso fortuito.
    Speranza vana, a quanto pare.
    Passa veramente poco tempo prima che Adler si ricongiunga alla collega, fermandosi giusto un momento per scrutare corrucciato il contenuto dei barattoli di vetro prima di procedere oltre.
    "Chiusa." informa Vetka sottovoce "Ma sicuramente qualcuno qua dentro avrà il necessario per aprirla. E' un modello vecchio stile, a serratura fisica."
    Nel frattempo le voci al di là della porta si sono fatte più nitide, a causa della maggiore vicinanza ad esse.
    Un uomo e una donna stanno discutendo amabilmente, il tono delle voci é rilassato.

    "... quindi quanti ancora ne abbiamo per stanotte, Luksa?" la voce maschile é la più compassata delle due.
    "Solo un altro, Dottore." c'è una nota di deferenza nella voce femminile, seppur appena accennata. Il tono che si potrebbe usare, ad esempio, con un proprio superiore con cui si ha però una certa familiarità.
    "Oh, per gli astri, meno male. Comincio a non poterne più, per oggi. Dimmi che é quello della stimolazione insulare, Luksa. Gli do la sua dannata iniezione e lo mando a casa..."
    "Mi dispiace, Dottore. Lucero Fedelmid. Coltura del sistema muscolare superiore. Primo innesto."
    "Possano tutte le stelle da qui a Sirio essere maledette. Sarà una lunga notte."
    "Non ne dubito, Dottore."
    "Già. Vai di là e fatti dare i soldi in anticipo da Fedelmid. Quanto a me... lasciami assaporare qualche altro minuto di riposo, poi andrò a dire a Gerhild che la pausa é finita e deve tornare a fare la guardia, che é il motivo per cui la pago."
    "Subito, Dottore!"

    Si distinguono dei passi allontanarsi e una porta che viene aperta e richiusa, poi il silenzio.
     
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    Mantenne gli occhi su Adler per diversi secondi, scrutando i movimenti dell'uomo per diversi secondi, osservandolo all'opera sulla cassaforte. Ascoltò il suo responso senza dire nulla, abbassando la testa di qualche grado in modo da annuire, poi si voltò verso la porta per tenerla sotto controllo. Le voci, complice il fatto che si fosse avvicinata, si erano fatte più nitide e questo le permetteva di carpire più dettagli. Il vociare non era più indistinto.
    Quando Adler le si avvicinò lei gli fece un breve riassunto in modo che potesse rimettersi in pari 《il dottore sta parlando con quella che, presumo, sia la sua assistente. Hanno un paziente in attesa che la donna è andata a chiamare》 tre bersagli in poche parole, di cui due prioritari 《il dottore a breve andrà a cercare la donna che abbiano eliminato per dirle che la pausa è finita e che deve tornare a lavoro》 il suo reconto era rapido, privo di emozioni di sorta.
    Tornò ad osservare l'ambiente intorno a loro senza dire nulla, valutando le loro possibilità 《uno di noi potrebbe tornare fuori e attendere vicino all'entrata che il dottore arrivi, l'altro potrebbe nascondersi qui in attesa della donna e del paziente》 azzardò 《se riusciamo a dividerli potrebbe essere più facile neutralizzarli e, allo stesso tempo, raccogliere informazioni su di loro》
     
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    Adler annuisce, gli occhi puntati sulla porta. Non serve molto perché giunga a una decisione.
    "Non sono bravo a nascondermi e non farmi notare. In questo mi sei sicuramente superiore." l'Inquisitore parla rapidamente, a bassa voce "Sarò io ad uscire di qua e occuparmi del dottore. Pensa tu alla sua sottoposta."
    Dopo aver dato queste istruzioni, il collega si allontana fino ad uscire fuori, facendo del suo meglio per non fare rumore, poggiando i piedi a terra con una cura esagerata, che forse in un contesto meno serio e violento qualcuno avrebbe potuto trovare quasi divertente.
    Dall'altra parte della porta, intanto, il silenzio è rotto da un sospiro di fastidio, proveniente dal dottore.
     
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    Non aveva alcuna preferenza per la missione, senza contare che Adler aveva probabilmente una capacità superiore rispetto alla sua in quel genere di missioni. Aprì la bocca per dire qualcosa ma, alla fine, decise di cambiare idea limitandosi a muovere leggermente la testa in cenno di assenso verso l'altro, senza dire nulla. Si morse la lingua, riflettendo attentamente, cercando di non pensare ai movimenti di adler che, per certi versi, sembrano anche abbastanza buffi.
    Mantenne gli occhi sull'uomo per qualche altro secondo, poi si spostò a destra per cercare di prendere la via del separé, con la chiara intenzione di spostarsi dietro di esso in modo da ripararsi da eventuali sguardi indiscreti, pronta a celarsi alla vista e a rimanere in agguato, in attesa che il dottore passasse e che l'altra donna entrasse nella stanza. Non sapeva se il separé sarebbe realmente stato sufficiente a proteggerla allo sguardo dell'altra ma, per il momento, non sembrava essere poi molto preoccupata.
     
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    Passano un paio di minuti prima che cambi qualcosa di rilevante.
    I passi del dottore si fanno sentire di nuovo e la porta viene aperta con veemenza, e richiusa subito dopo con la stessa forza.
    Da dietro il separé la hyadesiana ha una visuale perfetta del dottore che ha appena fatto il suo ingresso nella stanza.
    L'uomo cammina a passo svelto, lasciando svolazzare qua e là il camice bianco che indossa sopra a un paio di jeans scuri e una camicia azzurrina. Ha uno stetoscopio legato attorno al collo, e un congegno metallico legato al polso sinistro, una sorta di orologio o qualcosa del genere. Di altezza media, attorno al metro e settantacinque o qualcosina di più, ha il fisico sottile, la pelle di un color verde muschio e un ciuffo di capelli grigiastri spettinati in testa, oltre ad una barbetta mal rasata e degli occhi scuri incavati sopra delle evidenti occhiaie da stanchezza.
    Il dottore attraversa la stanza come una furia, con la faccia rivolta in avanti e senza prestare attenzione a ciò che si trova attorno a lui, Vetka inclusa.
    Si sta dirigendo verso la porta da cui sono entrati poco prima i due agenti della Keitto-Kei, borbottando qualcosa del tipo.
    "Dannata Gerhild, questi stupidi Rhoro non hanno veramente voglia di lavorare. Farei quasi prima a farmi la guardia da solo!"

    Nota: per correttezza ti fornisco l'opportunità di fare agire Vetka anche in violazione rispetto a quanto concordato con Adler, se desideri farlo. Se desideri invece che Vetka rimanga ferma in attesa e lasci passare il dottore senza fare alcuna azione é sufficiente tu me lo faccia sapere via Discord e procederò a modificare il messaggio con il continuo dell'azione.
     
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    Andò a nascondersi dietro il separé come previsto, preparando alla stesso tempo le sue armi per quello che, probabilmente, sarebbe stato lo scontro decisivo. Si morse la lingua, tradendo forse una leggera tensione che doveva scaricare in qualche modo. Per il resto non disse nulla, limitandosi a seguire il piano. Aveva sempre apprezzato i piani ben definiti, che non lasciavano nulla al caso, sperava che anche in quel caso le cose potessero seguire il loro copione senza sconvolgimenti.
    All'arrivo del medico cercò di farsi più piccola, rimanendo nascosta dietro la sua posizione in modo da non farsi individuare. Naturalmente era anche pronta a combattere, se necessario, ma preferiva evitare un simile inconveniente sia Ulrich era pronto dall'altra parte ad accogliere il medico sia perché la vicinanza tra il medico e la donna che aveva sentito parlare era tale da rischiare che un eventuale combattimento la mettesse in allarme facendola fuggire. Un rischio che non intendeva correre.
     
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    Il dottore esce indisturbato dalla stanza, imboccando la porta da cui sono entrati poco prima i due agenti, continuando a bofonchiare qualcosa sulla poca voglia di lavorare della dipendente di cui ignora la vera sorte.
    Quello che succede dopo Vetka è in grado di ricostruirlo solo in base ai suoni che seguono: per primo un sospiro di sorpresa, a cui seguono i suoni di un paio di impatti pesanti contro la carne. Lo scienziato lancia un lamento sommesso e qualcosa di pesante rovina in terra. Per finire, lo stesso oggetto pesante viene spostato via senza troppa fretta, a giudicare dal suono sommesso.
    Appena in tempo.
    La porta interna si apre di nuovo ed entra la segretaria del Dottore, Luksa.
    "Dottore, Fedelmid ha pagato, lo faccio entrare a breve." annuncia, sporgendosi appena appena dentro la stanza.
    "Dottore?" ripete con una punta di preoccupazione nella voce, muovendo qualche passo incerto fino al centro della stanza.
    Si tratta di una donna sulla trentina, con capelli biondi raccolti in una lunga treccia lunga fino alla metà della schiena, occhiali color ambra, in tinta con il colore degli occhi, e alta sul metro e settanta. La metà destra del volto è coperta da quelli che sembrano dei piccolissimi spilli organici che protrudono dalla pelle a intervalli regolari: una caratteristica peculiare che permette di identificarla facilmente come una Felghra. Indossa un blazer grigio sopra dei pantaloni di una gradazione di poco più scura, e stivaletti neri. In mano ha un fascio di fogli raccolti in una cartelletta.
    "Va tutto bene?" domanda ancora, guardando di qua e di là ma senza concentrare l'attenzione sulla Hyadesiana poco distante.
     
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    Vetka rimase nascosta nell'ombra per diversi secondi, proprio in quell'occasione ebbe modo di ascoltare gli inconfondibili suoi di colluttazione che provenivano dalla zona poco distante, suoni che lasciavano intendere come Ulrich si stesse occupando del problema medico. Dove medico, ovviamente, non era l'emergenza ma solo il bersaglio. Sospirò, abbassando leggermente lo sguardo sulle sue armi, poi fece la sua mossa uscendo dal riparo estraendo una delle sue due snakegun per puntarla contro la felghra 《ok mostriciattolo》 no, nemmeno a dirlo i felghra erano una delle razze che disprezzava di più e che non riusciva a sopportare, non che fosse davvero qualcosa di sorprendente considerato come la lista di razze e persone che non sopportava fosse tra le più lunghe che la Galassia avesse mai visto.
    Fece qualche passo per uscire dal riparo e inquadrare la donna, cercando di tenere puntata l'arma contro di lei. La seconda invece, pur essendo stretta nell'altra mano della hyadesiana era ancora bassa, pronta ad essere puntata contro chiunque fosse entrato nella stanza che non fosse Ulrich 《vedi di collaborare o sarò costretta a porre immediatamente fine alla tua misera vita》 che, almeno nella visione di Vetka, non poteva essere altro se non una liberazione dal peso dell'esistenza.
    Si umettò le labbra con un movimento della lingua, cercando di ridurre la distanza tra loro in modo da avvicinarsi per quanto possibile a lei approfittando della possibile sorpresa derivante dalla sua entrata in scena "a effetto". La prima volta non era stata così fortunata nel combattimento ma questa volta sembrava essere determinata a fare un lavoro pulito.
     
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46 replies since 28/12/2023, 13:17   462 views
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