[Contratto Aperto] La Lancia di Thanis

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    Vi sono innumerevoli luoghi nella galassia, molti conosciuti, altri nascosti e proibiti, ed altri ancora una mistura di tutte queste cose. L'uomo è in grado di esplorare il velo del vuoto, con i suoi tempi, ma con avida curiosità. Tra tutti i mondi noti, Nortia è di certo un'attrazione irresistibile, per chiunque voglia procacciare tesori antichi e di valore.

    I contractor non possono sapere come mai le vedette hyadesiane siano come addormentate, e sicuramente meno numerose del solito, ma è certo che riguarda il contratto. La Lancia di Thanis, null'altro che un nome in codice, attribuito ad un artefatto, appartenente ad una civiltà ignota. Chi lo voglia non ha nome, non ha volto, ma di certo ha il potere necessario per influenzare, o corrompere, il blocco navale degli hyadesiani sul pianeta.

    Ora un varco per l'atmosfera del pianeta è aperto, chissà per quanto vi rimarrà, ma è una finestra utile per i contractor verso il loro obbiettivo. Seguendola giungeranno in uno spiazzo, posto al interno di una foresta lussureggiante, dal clima tropicale e con pianeta molto alte. Anche l'erba è piuttosto alta, tanto da arrivare verso il ginocchio di una persona di media statura. Nonostante questo, è ben visibile che lo spiazzo sia artificiale.
    Se i contractor esplorano la zona dello spiazzo, in cerca di tracce umane, possono scoprire frammenti di navicelle ignote. Evidentemente distrutti da armi a calore, probabilmente al plasma, ma la direzione dei colpi non può essere certa, nemmeno la posizione e la forma originaria di quelle navette. La cosa è di certo sospetta, perché da quanto e come l'erba è ricresciuta, si può intuire che quei pezzi di ferraglia ustionata, si trovino in quel punto da diverso tempo.

    I contractor possono vedere due passaggi farsi largo tra la vegetazione, uno verso est e l'altro verso nord-ovest. Non possono avere idea di dove portino, ma essendo privi di ostacoli sono di certo passaggi scavati da persone civilizzate, nonostante non vi sia cemento o pavimentazione, ma segni di una strada un tempo sterrata. Proseguendo per ognuno dei due vicoli, non troveranno altro che alte piante, alberi sottili ma altissimi e sassi.

    Se i contractor decidono di andare ad est, ad un certo punto udiranno un suono, che sembra vibrare come se fosse di natura elettromagnetica. Seguendolo giungeranno verso un'area meno fitta di foresta, tant'è che sarà possibile intravedere una parvenza di cielo, fissando l'orizzonte.

    Se i contractor decidono di andare a nord-ovest, giungeranno ai piedi di un rialzo roccioso, alto su per giù venti metri. I più audaci potrebbero cercare di scalarlo, per tentare di raggiungervi la cima e scrutare dall'alto, ma si tratta di uno sforzo atletico non scontato.

    CITAZIONE
    Se un contractor vorrà scalare il rialzo roccioso, dovrà compiere una prova di Forza, tirando un dado virtuale con il comando indicato tra i vari pulsanti, sopra lo spazio di scrittura della risposta. Il risultato del dado del personaggio dovrà essere paragonato al risultato del rialzo roccioso, che per questo caso è fissato a 4. Se il personaggio supera il risultato riesce nella scalata, altrimenti cade e perde 3 punti vita +1 per ogni grado di fallimento, dato dalla variazione. In caso di successo del personaggio, sarà il master ad indicare cosa vede.
     
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    Allen Sedler

    L'intera faccenda era senz'altro strana.
    Allen conosceva, di fama almeno, la particolare cura degli Hyadesiani nella protezione dei loro interessi. A quanto si diceva, nessuna nave poteva varcare lo stretto "corridoio" quadridimensionale che portava fino ai loro domini, senza che loro lo sapessero subito, e agissero di conseguenza in maniera quanto più ostile possibile.
    Eppure, adesso, lui era lì, su 71 Tauri φ, o Nortia, come lo chiamavano gli abitanti dell'Ammasso. Aveva seguito la rotta indicatagli a bordo della Stardust, la sua nave, conscio della possibilità di dover fare dietrofront da un momento all'altro o di finire a pezzi in un istante, ma davvero non era successo nulla.
    Davvero, la faccenda era strana.
    Una volta emerso dallo spazio 4D si era trovato a pochi milioni di chilometri dal pianeta, una sorta di biglia verde e azzurra sospesa nel buio senza fine. Lo aveva osservato farsi sempre più grande dagli schermi della nave, finché non era giunto quel momento bizzarro in cui un mondo cessava di essere una sfera e diveniva una superficie sconfinata. Leggermente stordito da quella sensazione - non sarebbe mai riuscito ad abituarcisi - dosò attentamente la potenza dei retrorazzi di atterraggio, toccando terra verticalmente sul punto indicato, uno spiazzo di chiara origine artificiale.
    Spense i motori atmosferici, attendendo il sopraggiungere del silenzio prima di alzarsi, indossare la maschera con un sospiro e recuperare gli equipaggiamenti. Indossò l'armatura, si armò a dovere e prese il resto dell'attrezzatura. Esitò qualche secondo, meditabondo, sfiorando con le dita il comunicatore. Era il primo ad arrivare, e sembrava essere peso extra inutile. Però, chissà, non si sa mai cosa potrebbe accedere. Alla fine prese anche quello.
    Avanzò con decisione fino al portello esterno, facendo deliberatamente rumore con gli stivali sul metallo per mettersi coraggio, aspettò l'apertura e mise piede sul terreno. Il portello si chiuse dietro di lui con un sonoro *clack*.
    La vegetazione, fuori, era decisamente selvaggia. Selvaggia e lussureggiante. L'erba gli arrivava fino alle ginocchia.
    Iniziò a camminare davanti a se, lanciando occhiate a destra e sinistra. C'erano ovunque pezzi di metallo, probabilmente appartenenti a qualche altro veicolo, accartocciati e anneriti, come se la loro forma originale fosse stata distrutta da una qualche forza violenta e da un calore altissimo. A giudicare dalla vegetazione circostante, erano lì da un bel po'. La stranezza stava aumentando, così come il pericolo percepito da Allen.
    C'erano due passaggi nella vegetazione, anche quelli probabilmente artificiali: uno andava verso Est e uno verso Ovest. Privo di informazioni per scegliere una destinazione, il trasfigurato ne prese uno praticamente a caso: est.
    Avanzò per alcuni minuti, Pistola e Machete stretti in mano, fino a che una suono turbò la quiete del posto: un suono decisamente non naturale, forse di natura EMP. Lo seguì con circospezione, cercando di ricordare se nella sua esperienza con i macchinari potesse aver già sentito qualcosa del genere. Intanto la foresta si andava diradando, e poteva vedere il cielo.
     
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    Più Allen si muoveva verso la direzione del suono, e della fine della foresta, più il suono si faceva intenso e persistente, tant'é che una leggera sensazione di emicrania lo colpì. Nulla di grave, un fastidio vibrante che correva dalle orecchie alla fronte.
    Ma il tecnico poteva riconoscere perfettamente quel suono; qualsiasi sistema che usa un alto voltaggio emette tali suoni, se non dotato di coperture o se adeguatamente stabilizzato. Lo riconobbe come il suono dei tralicci, quando sono sovraccarichi o rischiano il corto circuito, per poi esplodere in nuvole di scintille gialle e blu.
    Infatti, giunto al finire della zona boschiva, trovò dinanzi a se una sorta di traliccio, ma molto spartano. Anzi, quelli non erano altro che lunghi cavi, come quelli degli elettrodi. Erano diversi cavi, neri, stretti alla meglio ad un tronco piuttosto robusto, che differisce dagli alberi alle spalle di Sedler.
    L'albero era alto non più di tre o quattro metri, mancava di rami e foglie, erano stato come strappato a metà. Ma ancora resta ben saldo e radicato nel terreno, sicuramente motivo per cui qualcuno, ha posto questi cavi li.
    Allen può subito immagine di non essere solo nella zona, di sicuro vi sono almeno altre due o tre persone, ma non può essere certo di quanti altri umani vi siano nella zona. Può essere sicuro di questo, in quanto la fattura non e dissimile da quella dei terrestri, spartana e poco decorata, probabilmente un gruppo di irregolari, che sta lavorando per qualcuno. A prima vista, gli viene da escludere, che sia un artefatto di razze aliene.
    Spostando l'attenzione dal tronco, Sedler potè notare la valle esposta ai suoi piedi; infatti si trova alla cima di una ripida discesa, in cui prosegue la strada sterrata che seguiva prima. Al suo fondo, un'altra foresta di alberi alti e sottili, come quelli precedenti, si staglia a perdita d'occhio.
    Ma tra la boscaglia, può notare un'altra cosa; come dei tetti piatti e metallici, che appena escono o sono intravisibili, tra le folte boscaglie. Ne vede ben cinque, ma non sa dire se ve ne sono altri, magari più bassi, che si pongono al di sotto degli altri. Inoltre, se sposta nuovamente l'attenzione verso il traliccio di fortuna, nota che i cavi portano in quella direzione, percorrendo circa un chilometro e mezzo, forse due.
    Ora, Allen potrebbe tornare indietro e tentare l'altra strada, perdendo qualche minuto, forse una mezz'ora. Oppure potrebbe proseguire verso gli edifici, per cercare di capire qualcosa di quel posto e di chi vi potrebbe essere. Ma per farlo, dovrà scendere una strada sterrata, con una forte pendenza, ad occhio al 60%. Se dovesse cadere, rotolerebbe per almeno duecento metri, prima di tornare in pianura. Ma la pendenza non è neanche così gravosa, da doversi attrezzare con ganci e corde.
    Sedler è in grado di calcolare, che percorrendo il tutto a velocità contenuta, potrebbe impiegarci una ventina di minuti, per poi proseguire per almeno altri venti minuti a piedi, verso la direzione designata.
    Allen ricorda anche la strada e la distanza, dallo spiazzo artificiale in cui è atterrato, circa quattrocentro metri a sud-est da dove si trova adesso.
     
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    Allen Sedler

    Si concentrò meglio sul rumore che percepiva. Sembrava il ronzio tipico dei cavi in tensione, quelli ad alto voltaggio, per intenderci. Il che poteva significare soltanto una cosa: una presenza umana.
    Si guardò meglio intorno: dei cavi neri cingevano il tronco di un albero, danneggiato ma ben radicato nel suolo, inequivocabile opera di esseri umani. Poteva essere notizia sia buona che cattiva ma, dato il mondo su cui si trovava, propendeva per la cattiva.
    Davanti a lui si estendeva una ripida discesa, oltre la quale poteva ben vedere la solita vegetazione. Eppure, qualcosa stonava.
    Strinse gli occhi.
    Dei tetti!
    Erano difficili da notare, ma poteva vedere dei tetti sbucare di poco tra le cime degli alberi. Guardò istintivamente i cavi legati all'albero: si dipanavano in quella direzione, verso i misteriosi edifici.
    Molto sospetto.
    Eppure, ormai era in ballo. Poteva tornare indietro, certo, ma avrebbe perso molto tempo, e forse non sarebbe comunque servito a nulla.
    No, tanto valeva continuare.
    Si chinò, abbassando il proprio centro di massa in una posizione più stabile, e cominciò a discendere prudentemente in direzione delle case. Lì sul terreno sconnesso era ben visibile, ma non poteva farci niente. Avanzava di lato, aiutandosi come poteva con le mani in modo da minimizzare le probabilità di scivolare per la discesa: non ci teneva a farsi tutta la strada di faccia, maschera o meno.
     
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    Sedler probabilmente ha fatto la scelta migliore. Abbassandosi riesce ad ottenere un maggior equilibrio e probabilmente riesce anche a nascondersi meglio ad occhi indiscreti, d'altronde deve percorrere oltre duecento metri in discesa, prima di potersi destreggiare nuovamente nella boscaglia.
    Circa a metà percorso, ancora alle prese con la ripida discesa, Allen si accorge che qualcuno, o qualcosa, si sta avvicinando. Gli serve qualche istante, prima di capire che questa cosa si stesse avvicinando, dalla direzione dei tetti. Ma dopo essersene accorto, riesce a gettarsi in maniera controllata dietro qualche cespuglio, che fortuitamente si trovava li. Questi erano sufficientemente voluminosi da nasconderlo, se fosse rimasto molto basso, praticamente accucciato, come se dovesse gattonare.
    Passò meno di un minuto e il suono emesso da quello che si stava avvicinando, prese forma in quello di un motore rumoroso, quello di un fuoristrada a ruote. Tetto chiuso, finestrini neri, fari per illuminare di notte sul tettuccio e quattro grosse ruote motrici, probabilmente in grado di frantumare quasi tutto ciò che schiaccia.
    Sedler non può vedere chi stia guidando, o chi fosse il passeggero, neanche riusciva a distinguere delle sagome, in quei riquadri di vetro nero.
    Fatto sta che il mezzo passo la posizione dell'ingegnere molto rapidamente, per poi cavalcare a tavoletta la salita ripida, praticamente un piccolo colle per la forza di quel veicolo. Quando il suono del veicolo divenne inudibile, Allen si rialzò e poté proseguire la sua marcia.

    Se Allen prosegue arriva direttamente al ingresso della foresta, dopo lo spiazzo in fondo alla discesa, li prosegue la strada sterrata sufficiente per fare passare un singolo mezzo, delle dimensioni del fuori strada. Inoltre potrà intravedere gli edifici dei tetti in lontananza, tra gli alberi sottili. Gli edifici hanno le pareti nere ed i tetti metallizzati, non può distinguere il materiale degli edifici, almeno da qui, nota anche che vi sono dei pali di ferro nero, a circondare la zona delle strutture. Questi pali sono distanti circa cinque o sei metri, l'uno dall'altro.
    Tiro Evento Casuale: 6
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    • Inviato il
      25/2/2021, 21:45
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    Allen Sedler

    (Merda!)

    Appena in tempo!
    Era riuscito a nascondersi giusto in tempo per evitare di essere visto, pura fortuna.
    Un veicolo si stava avvicinando rombando, un grosso fuoristrada con i vetri oscuranti. Allen lo osservò con gli occhi semichiusi, mentre passava nelle vicinanza.
    Chi poteva esserci alla guida?
    Hyadesiani? Solariani? Banditi provenienti dallo spazio-di-nessuno?
    E perché i vetri oscurati? Cosa avevano da nascondere su un mondo disabitato come quello, e da chi?
    Domanda che, per il momento, non avrebbero avuto alcuna risposta.
    Il mezzo accelerò lungo la salita, come se gli occupanti avessero fretta. Sedler rimase imboscato nel cespuglio qualche altro minuto, finché il rumore del veicolo scomparve in lontananza.
    Sentendosi (relativamente) sicuro, tornò a incamminarsi nella direzione di prima. Lontano vedeva degli edifici, anche se non riusciva ad indentificarne il materiale. Non sembravano, però, edifici particolarmente strani. Forse un individuo con competenze in arte o antropologia avrebbe potuto dedurre qualche informazione dalla loro forma, come chi avesse potuto costruirli e quant'altro, ma di certo non era il caso del tecnico.
    C'era però un dettaglio che sembrava decisamente fuori posto anche ad un profano come lui.
    Dei pali di ferro nero, piantati ad una distanza di 5-6 metri l'uno dall'altro, attorno agli edifici. Non aveva mai visto nulla di simile, ma non gli lasciava presagire nulla di nuovo. Continuò ad avvicinarsi, rimanendo nella relativa copertura degli alberi nei pressi del sentiero.
    Ebbe un'idea.
    Estrasse il comunicatore. Su pianeti privi di una struttura di comunicazione come riteneva fosse quello, non avrebbe captato nulla se non rumore statico di fondo. Se invece i misteriosi abitanti avessero posseduto strutture di comunicazione di un qualche tipo, purché non criptate, avrebbe forse potuto captare qualcosa, cercando a casaccio sulle varie frequenza.
    Stava per accenderlo, quando si accorse, appena in tempo, di un dettaglio non da poco. Entrò nel pannello di opzioni, e regolò l'apparecchio in modo che ricevesse e basta, senza possibilità di mandare dati. Ci mancava solo di farsi scoprire subito.
    Poi cominciò a frugare tra le frequenze.
     
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5 replies since 2/2/2021, 23:46   114 views
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