La Fierce

Spazio Aereo di Alara, Anno 3558

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    3560 A.D, Ore 06:30, USMC Fierce, Moduli abitativi.

    Nulla in quella stanza gli apparteneva. Secondo regolamento avrebbe avuto uno spazio di venti centimetri per trenta in altezza in cui poter disporre quanto più materiale personale desiderasse; non vi dispose mai nulla. Dalle mutande al localizzatore che batteva il tempo all'interno del suo cranio, tutto ciò che circondava Anakleij era proprietà dell'Esercito Solare.
    Non aveva alcun tipo di problema in tal senso; una cosa, forse, in verità alla Repubblica di Sol non apparteneva affatto.
    Anakleij mosse la spalla per portare l'avambraccio all'altezza degli occhi; tra radio e ulna, impresso nella carne con l'inchiostro, irradiava il pallore del braccio il tatuaggio del suo reggimento.



    FurorAstris



    3558 A.D, Ore 19:00, Modulo di Trasporto AV-09889, Direzione USMC Fierce.


    Il silenzio era l'unica voce che le sue orecchie erano disposte ad udire. Una volta firmato il contratto smisero di urlargli contro, era una settimana almeno che nessuno trattava più Anakleij e Dysmo con aperta ostilità. I pranzi erano migliorati, la compagnia, però, quella era decisamente peggiorata.
    Non erano né vivi né morti, né condannati né assolti.
    Qualcuno chiamava i reggimenti penali 'inferno', altri 'la vacanza'.
    In molti fantasticavano, all'accademia, di togliersi uno sfizio e terminare i propri giorni nei reggimenti penali, parole vuote prive di scopo.
    Ora entrambi i cadetti avrebbero dato un'occhiata più da vicino.

    I polsi erano cinti da due blocchi metallici, quasi certamente si trattava di blocchi magnetici. Due lunghe fila di sedili si davano lo sguardo all'interno del ventre del trasporto. L'aria era stantia, quelle lance spaziali non erano fatte per lunghi viaggi.
    La luce, blu e fredda, era studiata per mantenere gli uomini e le donne del trasporto in un costante torpore, un dormiveglia simile ad una paralisi del sonno.
    Anakleij aveva gli occhi aperti, fissava un punto, fisso e vigile, tra le scarpe di una detenuta avanti a sé.

    Un piccolo ologramma, proiettato lungo la navata di quella chiesa nel vuoto, cominciò l'omelia.

    -"Benvenuti Carico 438. Vi state apprestando ad entrare nell'orbita di Alara. Attraccheremo sulla USMC Fierce entro le ore 19:20 secondo ciclo terrestre. Il vostro referente di compagnia è il Capitano Ibanez. Verrete presentati ai vostri doveri durante la cerimonia di cambio di guardia delle ore Diciann..".

    Prima che la voce pacata dell'ologramma potesse terminare, il segnale cominciò a contrarsi sino al cacofonico disturbo di un'AI morente.
    L'ologramma si spense, e con lui se ne andò l'azzurro bagliore della sua silhouette.


    -"Alara.. E' piena di Hydren-Y.. Le comunicazioni.. Le fa saltare..".
    Un ragazzo, dai capelli viola e gli occhi neri, cercava l'attenzione del resto dell'equipaggio del trasporto. Sembrava aver voglia di parlare, di certo né Dysmo né Anakleij avevano la ben che minima idea di cosa fosse l''Hydren-Y o di che cazzo fosse Alara.

    Una conversazione accesa cominciò a scaldare gli animi di un paio dei presenti. Il ragazzo dai capelli viola ottenne l'immediato supporto della giovane dai capelli color della neve che sedeva dirimpetto ad Anakleij.
    L'energumeno calvo alla destra di Dysmo cominciò ad agitarsi, promettendo al ragazzo dai capelli viola atti d'inimmaginabile violenza una volta soli nei bagni della caserma.

    Il caos cominciò a spargersi tra i sedili del trasporto, quando fu troppo, la luce fredda e blu diventò rapidamente rossa e calda. Un segnale audio richiamò tutti all'ordine e improvvisamente, la bocca di tutti tacque.
    Il Limbo era la realtà che vivevano. Non l'inferno, non il paradiso.
    Non avrebbero dovuto testare i guardiani del loro viaggio, non avrebbero dovuto dar segno d'esser riottosi.
     
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    "Un raggio di luce naturale squadrato fungeva da riflettore, evidenziano un caotico balletto di persone sospese in aria. No, polvere, non persone... e la luce del sole illuminava dal basso, disegnando sagome e ombre in uno spazio chiuso, pieno... no parzialmente carico, pieno di casse che volteggiavano libere... chiaro, la stiva della nave dello zio, ennesimo noisissimo viaggio subluce verso la luna di Mus. Però la luce... non mi quadra e mi pare di sentire lo zio urlare arrabbiato dal cockpit, Lanthios gli avrà nuovamente finito il recaf, però la voce sembra un stra...
    "


    -"HEY TU! PICCOLA VOLPE VIOLA! SE NON LA SMETTI DI DARMI SUI NERVI CI PENSO IO A FARLO APPENA MI TOLGONO QUESTI BLOCCHI! ASPETTA SOLO CH...."

    Non era stata una voce familiare a svegliare Dysmo dal suo pacato torpore, e di certo non una melodica, ma almeno il mal di testa da scompenso atmosferico gli era passato col sonno, vecchio trucco imparato negli anni di viaggi interplanetari.

    Dopo un secondo di rifocalizzazione, notò con sollievo che alla sua destra il calvo gorilla barbuto aveva appena interrotto la sfilza di improperie che poco prima stava vomitando addosso al gracile tipetto alla sua sinistra... ecco, la sua solita fortuna situazionale, proprio il posto in mezzo a bullo e vittima designati si era beccato! E via che se ne va la serenità del riposo, col primo embolo che gli iniziava a farsi strada su per la giugulare. "Con sta stramaledetta luce lampeggiante rossa rimettersi a dormire è fuori discussione ora!"

    Non restava che pigramente guardarsi attorno e aspettare.

    Una IA ad intermittenza continuava a gracchiare e sparare qua e la informazioni e parole sconnesse. "Pure il briefing va a culo, speriamo che qualcuno si prenda la briga di rispiegarci tutto daccapo." pensò. Mentre il pelato si era stranamente acquietato, il piccoletto invece stava palesemente cercando di controllarsi per non tremare più di quanto già non stesse facendo.

    Anakleij si trovava poco distante, lievemente più a destra del proprio dirimpettaio, al centro rispetto alla fila di sedili e sembrava guardare distrattamente qualcosa, perso in chissà quali pensieri... Tutto nella norma, almeno non sembrava arrabbiato nei suoi confronti, d'altro canto l'aveva fatta grossa. Diamine se aveva sbagliato i calcoli, qua neanche una gamba bionica avrebbe potuto coprire il passo lungo che aveva fatto. Beh, poco importava, "Nota per il futuro: non fidarsi dei galeotti, ma men che meno degli ufficiali. Solo se hai una leva, e anche bella grossa. Fisica o morale. Meglio se fisica."

    In quel momento notò con stupore la presenza di numerose donne in quel luogo di infamia, della trentina di posti più di un terzo erano occupati da donne, tendenzialmente giovani, mentre gli altri erano molto più variegati per età: da vecchie barbe calve a ragazzetti senza una ruga. Molte storie, tutte diverse, ma la cautela non è mai troppa in frangenti come questi. "Sarà meglio farsi i cazzi propri."

    Mentre Dysmo era perso in queste riflessioni il rumore bianco della IA si interruppe totalmente, e una voce masticata dall'altoparlante di bordo interruppe il silenzio.


    -"Contatto con i sistemi telemetrici della Fierce, ETA -6 Mike al contatto visivo."

    -"Inizio manovra di avvicinamento, prepararsi all'attracco, check finale cinture e cargo."

    Poco importava fare dei controlli, tanto il carico erano i passeggeri, e i passeggeri erano stati ammanettati e ben assicurati ai propri sedili. Però la routine delle operazioni militari era di conforto, meno spazio agli errori umani e la certezza dell'abitudine. L'interminabile limbo di attesa stava volgendo al termine, e con esso si avvicinava la loro nuova vita, una nuova ed incerta vita. Una nuova casa senza affetti. Le ambizioni erano rimaste in Accademia e qualcosa gli faceva pensare pure l'umorismo.

    "Ecco, prima constatazione amara... poco spazio per l'umorismo, chissà quanta gente stupida e noiosa mi toccherà sopportare. Questo sì che è un motivo per essere in lutto! Niente umorismo! Che giornataccia..."


    Edited by FurorAstris - 13/3/2024, 23:52
     
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    "Contatto con i sistemi telemetrici della Fierce, ETA -6 Mike al contatto visivo, inizio manovra di avvicinamento, prepararsi all'attracco, check finale cinture e cargo."


    Anakleij respirò velocemente, lasciando che la boccata appena entrata uscisse con la stessa velocità. A breve avrebbero cominciato a ballare.
    Lo sguardo del ragazzo salì, dalla punta delle scarpe della giovane ufficiale avanti a sé fino al suo volto. Gli occhi passarono al tizio accanto a lei, quindi al fante di marina senza capelli.
    Un'occhiata maligna finì sul giovane dai capelli viola.
    Alzò di poco i polsi, cinti dalle limitazioni magnetiche, puntando entrambe le mani contro il ragazzo.
    Attrasse la sua attenzione.
    -"Mi chiamo Darian", disse il giovane abbozzando un sorriso sbieco. Il giovane Klemakov portò i polsi cinti alla gola e mimò un'eloquente invito al silenzio.
    -"Jas", disse la ragazza avanti a lui abbozzando un tono gutturale a metà tra la paura manifesta e l'aggressione.
    -"Gus", sibilò l'energumeno pelato affianco alla ragazza.

    In un paio di minuti quei disgraziati scucirono il proprio nome, il panico si stava spargendo veloce, come accadde del resto il primo giorno di accademia. Nessuno voleva diventare la puttana di nessuno, il cervello rettile dei presenti suggerì che l'unione potesse proteggerli dalle angherie dei fanti di marina già stanziati sulla Fierce. 'poveri coglioni', pensò velocemente Anakleij.
    Il cadetto lanciò un'occhiata veloce a Dysmo, abbastanza veloce da farla sembrare non intenzionale, abbastanza intensa dal comunicarli l'urgenza di non spartire con i presenti troppe informazioni su loro due.

    -"Tenetevi i vostri nomi.. Idioti.. Tra una settimana metà di questo cargo sarà polvere.. Non vi rispediscono a casa dai reggimenti penali..".
    Anakleij passò le mani giunte sul naso, per togliere del muco, "Imparerò i vostri nomi del cazzo la settima prossima.. Quando sarà rimasta la metà buona".
    Jas fece una smorfia carica di tensione e orrore, Gus sorrise lasciando che dei rantolii simili ad una risata uscissero dalla gola cavernosa. Darian sbiancò, forse Klemakov ci vide giusto, quello era tutto meno che un fante di marina.
    La ragazza avanti a lui scivolò indietro, caricando un calcio che riuscì malapena ad arrivare ad una decina di centimetri dal ginocchio di Anakleij.

    Lo sguardo di tutti girò lungo le paratie luminose per monitorare l'interesse dei carcerieri per la loro querelle, l'interesse doveva essere assai scarso, perché non una luce si accese.
    Al posto delle luci, però, qualcos'altro attrasse la loro attenzione.
    Un brusco urto fece scuotere i corpi di tutti, erano finalmente attraccati.



    Il fischio della depressurizzazione era come un rumore bianco per Anakleij, cresciuto negli inferni di vetri e pareti avorio delle stazioni orbitali.
    La porta si aprì e i carcerieri della polizia militare uscirono dal modulo di sorveglianza del trasporto.

    -"Una fila indiana, niente scherzi..".

    I ragazzi scesero dai sedili, mettendosi per lo più in una sorta di fila uniforme.
    Un sussurro, simile ad una coltellata, passò veloce tra il lobo e l'orecchio.
    -"Vediamo chi sopravvivrà la prima settimana".
    Anakleij pensò a lungo se girarsi e staccare il naso al fante dai capelli viola, abbastanza a lungo da diventare, alla fine, il prossimo della coda.
    Gli ufficiali penali smagnetizzarono le sue manette, con un gesto lento poggiarono una mano sulla sua spalla e lo indirizzarono verso il modulo di controllo.

    -"Questo porco mi ha minacciato!", urlò Darian mentre Anakleij varcava il portale.
    Qualcuno ridacchiò, le guardie si limitarono a liberarlo; il giovane cadetto non si girò verso quello che probabilmente sarebbe stato un problema minore della sua permanenza.

    All'interno del modulo di controllo una seconda coppia di ufficiali della polizia militare attendeva il passaggio dei giovani, sulla sinistra la lunga rampa su cui salirono imbarcandosi ora regalava loro una nuova vita in un nuovo inferno. Una luce artificiale estremamente luminosa batteva forte sul cunicolo in cui si trovavano a passare; era sufficientemente forte da sembrare l'antonomasia dell'ignoto, al di là della quale nulla era certo e tutto era da scoprire.
    Anakleij prese la sua sacca con i documenti e i pochi effetti personali e cominciò a scendere la suddetta rampa.





    L'Hangar principale della Fierce era in totale fermento.
    Cinque caccia erano disposti in linea ordinata sul lato di babordo, tutti e cinque stavano ricevendo cure dai tecnici predisposti.
    Scendendo la rampa si mise in ranghi, con lo sguardo cercò Dysmo tra i presenti.

    Una donna, sulla cinquantina, capelli corti a lato e candidi, sedeva su delle casse di munizioni mal disposte avanti alla pletora.
    Due energumeni in canotta e nient'altro le stavano affianco.
    Tutt'attorno a quella parodica cerimonia di cambio guardia si stava preparando una tempesta.
    Uomini e donne della marina militare correvano per le paratie seguendo un'agenda d'ordini serrata e dalle scadenze imminenti.

    La donna sulle casse tirò una grossa boccata dal sigaro che suo braccio cromato cingeva tra le dita.
    -"Ho visto bambine spaventate uccidere i migliori uomini della Fanteria spaziale della Repubblica su Jelos.. Non mi stupisce più un cazzo di niente da allora.. Ma Santo Cielo..", disse abbozzando un sorriso, "Sono fottutamente stupita che voi veniate da accademie e centri di reclutamenti.. Bambini miei..".
    I due energumeni ai suoi fianchi sorrisero, uno di loro sputò per terra.
    -"Io sono il Colonnello Dawson.. Ma qualche imbecille potrebbe riferirsi a me come Sandra Black Heart", diede una pausa alla bocca, tirando nuovamente dal sigaro, "A me serve solo la metà di voi.. Quindi oggi scenderete su Romeo-Lima e se Dio vuole dovrò sfamare solo dieci di voi imbecilli".
    Il colonnello lanciò il sigaro a terra e, saltando, ne spense il mozzicone con il tacco degli stivali da combattimento.
    -"Terson.. Prenditi i tuoi.. Phillips tu prendi gli scarti.
    La conversazione si esaurì in una risata collettiva dei due sergenti maggiori. Un brivido di paura cominciò a cavalcare tra le fila dei cadetti.
     
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    Dalla seconda fila di reclute disposte sull'attenti Dysmo ascoltava distrattamente le parole della loro nuova padrona, mentre il suo sguardo vagava velocemente da un estremo all'altro dell'hangar. Il ventre della Fregata era in fermento, ma oltre ai cinque "Stalker" e alcuni trasporti leggeri V-entry, non vedeva alcuna "bara", forse si sarebbero risparmiati un salto il primo giorno. Contando il fatto che pareva fossero capitati nelle mani di un ufficiale come si deve e non uno spostacarte con ambizioni politiche, chissà forse era anche il suo giorno fortunato. Magari questo loro schieramento sarebbe stato più rilassante di quanto premesso, d'altra parte delle semplici milizie cosa potevano contro la forza bruta di Fanteria d'Assalto e Marina! Si, qualche ingaggio a fuoco, pattuglie noiose, poi bar e allegre ragazze in cerca di serenità e sicurezza! AH! finalmente una bella vacanza com...

    -"Hey...tu....Che stai facendo!" il delirio fantasioso di Dysmo fu bruscamente interrotto da un sussurro alla sua destra.
    -"Sei pazzo? Hai il coraggio di farti beccare a fantasticare così spudoratamente dal Colonnello Dawson!? DAL FOTTUTISSIMO CUORE NERO?????"
    Quest'ultima frase accompagnata pure da un calcio alla sua caviglia. Totalmente gratuito.
    -"Eh? Scusami tizio ma stavo pensando ad altro. Stavi dicendo qualcosa di importante?" Sandra Black Heart Dawson...un nome, un programma. Se questo nomignolo si rivelasse essere meritato anche solo a metà, forse aveva cantato vittoria troppo presto... Ma se non ne aveva mai sentito parlare prima, quanto male poteva mai essere veramente...
    -"HA! O sei totalmente scemo o nel viaggio deve esserti arrivato poco ossigeno al cervello. Robe da matti. E non è tizio comunque! Il nome è Jess e lui è Marko." Disse indicando un esile tizio scuro di pelle al suo fianco. Attempato e sereno, non come il suo amico basso e chiacchierone.
    -"E prego! Adesso cerca almeno di far finta di prestare attenzione, se non vuoi finire nei guai appena arrivato! Dio solo sa quanta buona sorte ci serve ora..." Sentenziò stringendo nella mano un piccolo oggetto a forma di croce.

    Scambio inutile di parole, ben poche informazioni utili. Era scontato che da ora in poi avrebbero dovuto camminare sulle uova. Però una cosa era chiara dal rumore bianco delle ultime parole della loro Padrona, ci avrebbero messo alla prova già oggi. E si aspettavano una sopravvivenza del 50/50. L'unica cosa da assicurarsi era di finire nella stessa squadra di Anakleij e magari non in quella degli scarti se possibile. Non gli piaceva il suono della cosa.

    Proprio in quel momento osservava mentre il Sergente Terson, un energumeno dagli occhi di ghiaccio e corti capelli biondi, gli passava davanti indicando lui e i suoi due vicini, prima di fermarsi e tuonare.
    -"VOI LURIDI SCARTI DEL CORPO VI UNIRETE A NOI! Magari ce qualche modo di rendervi utili tra i sacchi di sabbia."
    Subito dopo, ordinando loro di rompere le linee e seguirlo, lasciò passare il collega per raccattare i rimanenti, tra i quali Anakleij, al che Dysmo dovendo agire velocemente sull'attenti con le mani dietro la schiena e mento alto:
    -"SIGNORE! SE MI E' CONCESSA UNA DOMANDA UN DUBBIO MI ASSILLA SIGNORE!!!"
    Dopo questo fulmine a ciel sereno tutti i presenti si fermarono seduta stante, chi voltandosi stordito, chi a metà movimento, come pietrificati. Calò pure un silenzio nervoso, diverso dalla tensione irresponsabilmente appena infranta. Pure il Colonnello si fermò a fumare incuriosita. Il Sergente Terson, sfoggiando una preoccupante carotide è un colorito purpureo che non gli si addiceva affatto, tornò sui sui passi piantandosi davanti al naso di Dysmo. E dopo qualche secondo e con uno sguardo, come solo un sergente può sfoggiare, rispose:
    -“Feccia. Dimmi dunque, quale dubbio essenziale alla buona riuscita della operazione assilla la tua fine mente? Condividilo con me, cosicché tu possa andare sul campo sereno e pronto. Noi ci teniamo ai nostri uomini.
    Al che Dysmo ricambiando con uno sguardo inespressivo rispose:
    -“ SIGNORE! Un’unica domanda: se la mensa è aperta ci è concesso un pasto? I viaggi ultra luce aprono sempre lo stomaco.
    Il sergente, sbigottito, rimase interdetto per qualche istante, per poi, in un volto di furia e odio, afferrare la nuca di Dysmo con ambo mano e piantargli con estrema forza e violenza il ginocchio nello stomaco.
    -“ NON TI PREOCCUPARE GALEOTTO! NON SEI UN NOSTRO UOMO QUINDI NON CI OCCUPEREMO DI TE, MA POTRAI MAGIARE QUANTO PIOMBO VORRAI SULLA SUPERFICIE. Phillips! Tutti tuoi! Qua non c’è niente di riciclabile! Disse dopo avergli sputato addosso ed essersi allontanato tra le risate sempre più lontane del Colonnello. Dysmo avrebbe giurato di aver sentito qualche frase sconnessa circa soldati in salute e appetito dalla padrona, ma era più interessato a ritrovare il respiro a denti stretti.
    -“IN PIEDI FECCIA! Non dirmi che ti è venuto anche sonno! PASSO DI CORSA! AL TUO POSTO! VIA! VIA! VIA!
    Dysmo con una rapida rotolata si alzò e scattò velocemente verso il resto di scarti umani con il sergente alle calcagna. “Piano riuscito al %50, meglio di niente.” pensò andando ad unirsi all’amico. Totalmente indifferente alla scenata appena avvenuta.

    -"Ti sei veramente bevuto il poco liquido del tuo cervello adarniano..." Disse il bassetto biondo con gli occhi sgranati e bianco in volto "Speriamo che il Sergente Phillips se la prenda solo con te, non sembra un tipo tranquillo."
    -"Inutile preoccuparsi di quanto al di fuori del nostro potere Jess." Disse l'attempato fante di marina, aprendo bocca per la prima volta.
    -"Ma soprattutto niente pasto, sarà una triste giornata. Rispose Dysmo tra vari sorrisi e sbuffi dei suoi compagni di sventura, mentre si dirigevano verso quelli che immaginava sarebbero stati i loro mezzi per arrivare sulla superficie. Il tutto tra le incessanti lamentele del biondo.
    -"Un folle! un stramaledettissimo avanzo di manicomio. Siamo spacciati! con la mia fortuna non arriver..."
    Ma Dysmo non stava prestando attenzione, era troppo impegnato a scambiare rapidi segni e fugaci frasi con il suo amico. Prima di salire su quei mezzi dovevano avere bene chiaro il piano d'azione. Di tempo ne avevano poco, e se non volevano rimetterci la pelle sarebbe stato meglio farsi venire in mente una stramaledetta buona idea. Perché aveva il sospetto che le parole del Sergente fossero riduttive...


    Edited by FurorAstris - 21/3/2024, 01:31
     
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