[Evento] Ritrovo invernale

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    Evento - Ritrovo invernale


    ... non sai come tu sia finito a trovarti qua: la memoria a breve termine si fa come nebulosa, piacevolmente intorpidita. Però non si tratta di una sensazione di pericolo: non sai per chissà per quale motivo, ma qui ti senti al sicuro. Odori, opacità dell'atmosfera e accelerazione di gravità ricordano molto quelli della Terra, ma non puoi esserne sicuro al 100%.
    Fuori per strada l'aria è di quanto di più tipico ci sia di natalizio: le stradine lastricate in pietra grigia sono ingombre dalla neve fresca, alta almeno una ventina di centimetri, la temperatura è fredda, e l'odore della legna che arde nei camini permea l'aria. Volute di fumo, illuminate dagli ultimi raggi del sole che è ormai quasi del tutto tramontato, si alzano pigramente dalle casette in legno e mattoni, decorate con luci multicolori e festoni a tema persino sui tetti spioventi di tegole in legno.
    Il tuo breve camminare ti porta fino all'entrata di una taverna, un edificio in mattoni rossi alto due piani, unico della zona col tetto piatto. Le finestre ai piani superiori hanno gli infissi bianchi e le serrande abbassate: non traspare alcuna luce da esse.
    Il piano terra è l'esatto contrario, invece: le finestre hanno le serrande completamente sollevate, ed è possibile sbirciare all'interno senza problemi: un lungo bancone in mogano occupa tutta la parete in fondo del locale, e dietro di esso si scorgono bottiglie di ogni tipo, dalla birra ai vini pregiati, passando per brandy, rhum e altri alcolici meno tipici del posto, come arrack, sakè o awamori. Non mancano anche le bevande analcoliche, per venire incontro ai gusti di tutti: un piccolo espositore vanta svariate qualità di tè e infusi vari, e una lista su di un piedistallo a lato elenca una serie di centrifughe di frutta di vario tipo, terrestre e non.
    Il menù, esposto fuori dal locale, a lato della porta, si limita a riportare un sibillino "Provate a chiedere quello che volete. Vi verremo incontro nei limiti delle nostre possibilità." Non è esposto nessun prezzo.
    Il pavimento è in parquet, di una leggera sfumatura più chiara rispetto al bancone, e una fitta serie di lampadari a semisfera illuminano il posto di una calda luce gialla. I tavolo, nello stesso materiale del bancone, sono di forma rettangolare, e ospitano fino a sei persone ognuno, con altrettante sedie in legno in stile viennese. Ci saranno almeno una decina di tavoli, ma sono tutti ancora vuoti. Sono apparecchiati con tovaglie rosse, posate in metallo e bicchieri in vetro, ed ognuno di essi è dotato di un centrotavola di fiori rossi con i petali a goccia nativi di un qualche pianeta esotico.
    Dietro il bancone attende in piedi l'oste del posto, un uomo imponente sulla cinquantina: ha una lunga barba grigia, radi capelli dello stesso colore, e gli occhi azzurro ghiaccio, con un'espressione severa. Indossa un gilet marrone sopra una camicia bianca, e dei pantaloni in tessuto dello stesso colore.
    Accanto alla porta è stato allestito un abete sintetico agghindato con sfere colorate e festoni argentei, con una stella dorata stilizzata fissata alla cima, in ricordo di alcune antiche usanze terrestri. Il locale è riscaldato da un grosso camino a poca distanza del bancone, alimentato a legna.
    Se deciderai di varcare la soglia in legno massiccio e vetro, sentirai un piacevole tepore emanarsi dall'interno, assieme ad un vago odore di arrosto e erbe.
    Non è ancora entrato nessuno.

    ---


    Regolamento dell'evento


    • E' possibile partecipare all'evento anche se si è impegnati in una quest senza interromperla (la quest continuerà normalmente). Si presume questo evento si svolga dopo tale quest.

    • Ciò che accade in taverna è da considerarsi canonico ai fini della trama del GdR.

    • Non c'è una turnazione da seguire: potete postare quando e quanto vi pare. Al massimo evitate i doppi post.

    • Sarà possibile postare fino al 10 Gennaio

    • I personaggi che posteranno in taverna riceveranno una ricompensa in base a quantità e soprattutto qualità dei post

    • Si sconsiglia di provare a innescare combattimenti. Potrebbe finire moto male :looksi:

    • All'interno della quest di evento i personaggi possono consumare cibo e bevande a volontà senza spendere denaro (nè recuperare vita/psiche/stamina)

     
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    Narrato - Sergej Greyson - (pensato)

    Una figura in abiti beige si stava facendo strada sulla strada lastricata, camminando con leggera fatica tra la neve: Sergej.
    Non ricordava bene come fosse arrivato lì, ma non aveva importanza: il posto era piacevole, e di non aveva l'aria di trovarsi in pericolo. Gli ultimi raggi del sole illuminavano un'ultima volta la cittadina, prima dell'ineluttabile arrivo delle tenebre: per un attimo ebbe quasi la sensazione di trovarsi su Porphyrion, il suo mondo natale. No, non era possibile. L'odore dell'aria, la distanza dell'orizzonte, la forza di gravità: tutti questi parametri gli suggerivano fosse sulla Terra, ben lontana dal crepuscolare mondo dell'Occhio di Tigre.
    Guardò verso l'alto, come a cercare la patria, ma la sua stella non era certamente visibile ad occhio nudo da lì. In compenso notò come il cielo si stesse tingendo di un indaco sempre più cupo.
    Sbuffò: posto piacevole o meno, doveva trovare un riparo.
    Quella che aveva tutta l'aria di essere una taverna colse la sua attenzione.
    "Provate a chiedere quello che volete. Vi verremo incontro nei limiti delle nostre possibilità." lesse a mezza voce sul menù esterno. Bizzarro. Una rapida indagine nelle tasche gli bastò ad accertarsi di avere contante su di se: non vedeva prezzi esposti, ma non sembrava un posto troppo di lusso: sarebbero senz'altro bastati.
    Spinse la porta d'ingresso ed entrò, godendosi il tepore appena ritrovato. Era l'unico cliente.
    "Buonasera." salutò in tono neutro mentre chiudeva la porta dietro di se. Scoccò un'occhiata all'oste: professionale quanto basta ma probabilmente abbastanza ruvido da essere in grado da gettare gli indesiderati fuori dal locale.
    Si accomodò ad uno dei tavoli (Sono tutti vuoti, non devono esserci problemi se prendo un posto)
    Il locale sembrava ben fornito di alcolici, e prometteva di esserlo riguardo al cibo.
    "Uno kvas, se ne avete." ordinò ad alta voce "E da mangiare... Sauerkraut e salsicce, se sono disponibili. Altrimenti, quello che preferisce. Non ho gusti particolarmente esigenti."




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  3. Sintecoca nella pasta
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    «...uh?»
    Johnny si guarda intorno, confuso.
    I suoi sensi si attivano, una serie di impulsi che, debolmente, tenta di avvisarlo che qualcosa non va; ma la mente razionale, ancora inibita da un misto di sostanze illecite, fatica a seguire gli input del cervello rettiliano.
    Per un po', il cervello di Goldstar decide d'ignorare tali stimoli; poi, si ricorda finalmente di tutto ciò che ha preceduto quel momento, e decide di riportare il corpo all'azione.

    Johnny è steso lungo una via in pietra lastricata secondo le usanze di un pianeta a lui non troppo familiare.
    Non è su Adarna, questo è certo; ma, a giudicare dalla quantità di... - neve, è neve - non è neanche a Odes.
    E questo è strano.
    Anzi, di più: questo è impossibile.
    È questo pensiero a far scattare Goldstar in piedi, in preda a un leggero attacco di panico.
    La destra scivola lungo il tessuto dello smoking, in cerca di una fondina che non troverà.
    La materia grigia è tardiva nel ricordargli che non se le è portate dietro - che razza di barbaro si porterebbe dietro il ferro a una festa?
    Tanto più che la situazione non sembra risolvibile con una laserata. A guardarsi meglio attorno, si potrebbe dire che la situazione non richiede neanche una laserata.

    Questa rivelazione porta l'attore a massaggiarsi la testa, perplesso.
    Le mani scendono lungo la fronte, poi s'inerpicano lungo la zona occhi, e lì si fermano.
    La mente, in un barlume di saggezza, ipotizza uno scenario che, seppur incapace di spiegare quel fenomeno, può, perlomeno, fornire un contesto al suo sprovveduto possessore, e adottare una contromisura.
    Accettata l'ipotesi, impone alla sinistra di raggiungere il taschino, tirarne fuori il contenuto e indossarlo.

    Johnny si mette gli occhiali da sole, e muove i primi, incerti passi in quelle latitudini sconosciute.
    Non è del tutto convinto che questo paesello un po' kitch sia frutto della sua sbronza ma, a conti fatti, non è neanche importante:
    la sua plurienniale esperienza in bagordi gli ha insegnato che, reale o fasullo che sia, il senso di un viaggio è sempre quello di trovare la via di casa.
    Dopotutto, il peso che ha in tasca gli impone di tornare alla sua quotidianità - e alla festa - quanto prima.
    La taverna che intravede farà sicuramente al caso suo: raggiunta la soglia, strofina energicamente la suola delle scarpe in cuoio sullo zerbino, apre la porta con enorme fatica e si dirige al bancone, senza curarsi di niente.
    «Ah, uh...» guarda l'omaccione dall'altro lato del bancone, come se si aspettasse da un momento all'altro una qualche epifania che gli riveli come apostrofarlo.
    Poi, dopo qualche secondo, biascica: «Uno smerigliatore. Un mandarande? Uno Hop semprimpiedi? O qualsiasi variante abbiate in questo posto...» Lui ci ha provato, e confida che il barman si riveli degno del suo titolo e riconosca nei nomi di quei tre drink la miscela locale che aiuta la gente a farsi passare la sbornia.
    «...tralaltro, dove ci troviamo?»

     
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    Alle parole di Sergej, l'oste si china e prende una bottiglia da sotto il bancone, versandone poi il contenuto color giallo-scuro in un boccale di vetro. Spinge leggermente il boccale verso il cliente, gli rivolge un cenno impaziente come a dire "nessun-servizio-al-tavolo", poi lascia con passo pesante la stanza, recandosi probabilmente in cucina. Rientra dopo alcuni minuti, in tempo per l'arrivo di Johnny Goldstar, con in mano un piatto fumante di salsicce e crauti. Il piatto viene disposto accanto al boccale di Kvas, sul bancone.
    L'oste, imperturbabile, osserva con occhi di ghiaccio il secondo Contractor senza battere ciglio per l'intera durata dell'ordine, i suoi occhi ridotti quasi a fessure. Sembra che non conosca i cocktail citati dal Nuer, e sia incerto sulla loro reale esistenza o meno. Lo sguardo torvo dura per qualche altro istante, poi una lampadina sembra accendersi dietro le sue iridi. L'oste inizia a lavorare alacremente con una serie di bottiglie e bicchieri: nell'arco di alcuni minuti tre bicchieri vengono deposti davanti a Johnny, ognuno con un contenuto differente.
    Il primo contiene ghiaccio tritato, menta, una piccola dose di conserva di pesca e cognac.
    Il secondo invece mandarino, gin, soda e una piccola dose di zucchero.
    Infine il terzo è composto da rhum, un liquore arancione (probabilmente albicocca) e lime.
    L'oste esprime un ghigno compiaciuto. Nel caso abbia davvero azzeccato quanto richiesto dal cliente si tratta di puro caso.
    L'ultima domanda, tuttavia, pare quasi spiazzarlo per un attimo. Si guarda attorno, pensoso, come se preferisse fare qualcos'altro, qualsiasi cosa, anziché parlare, come fatto fino ad ora. Un'altra occhiata al locale. Niente, non può di certo rispondere a gesti. Si schiarisce la voce tossendo un paio di volte.
    "Che domande? Siete nel miglior locale della città." bofonchia con voce cavernosa.

    Nota: data la natura dell'evento non è prevista una turnazione fissa, e non è obbligatorio attendere una risposta del Master a meno di non coinvolgere l'oste
     
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    Narrato - Sergej Greyson - (pensato)

    Sergej rimase perplesso a guardare l'oste per una manciata di secondi prima di capire cosa significasse il suo gesto.
    (Ma cosa... Ah, niente servizio al tavolo. Vabbè, sono stato in posti molto, molto peggiori, come quella bettola su Porphyrion tanto tempo fa. Cavolo, in certi punti non aveva manco il pavimento!)
    Tuttavia rimase al posto, alzandosi solo quando arrivò da mangiare: l'oste aveva deciso di accontentarlo. Ringraziò a mezza voce e si preparò a tornare a posto con pasto e bibita. In quel momento entrò un altro cliente. Capelli neri impomatati, occhi azzurri, fisico asciutto e un sorrisetto astuto. Per un attimo ebbe una sorta di deja-vu, come se lo avesse già visto da qualche parte. Però... no, non gli diceva nulla, era solo una vaga sensazione, come quando vedi un attore minore in un olo-film e hai l'impressione di averlo già visto in qualche altra pellicola, ma non saresti in grado di citare nome, ruolo o altro.
    Strano.
    Magari poteva essere un ricordo soppresso dal coma ma... no. Scartò anche questa ipotesi: l'uomo che aveva di fronte doveva avere poco più di 20 anni, e Sergej ne aveva passati quasi 10 in coma.
    Contorse la bocca in un'espressione pensierosa, poi si accorse che aveva fissato il nuovo venuto per decisamente più di quanto sia universalmente considerato educato, e se ne tornò al tavolo. Lo sconosciuto, nel frattempo, aveva fatto il suo ordine, e domandato la vera domanda che aveva senso quella sera.
    Dove diavolo erano?
    La risposta non era proprio esauriente, l'oste pareva elevare l'omertà a virtù.
    "Se può esserle di conforto." aggiunse dal tavolo dove si era seduto "Anche io sono confuso quanto lei. Sospetto siamo sulla Terra, ma questo è il massimo cui arrivo."



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    PROFILO CONTRACTOR-ID
    Leorio TalVega
    Grado: Contractorδ
    Classe: INFILTRATORE

    Salute: 45/45
    Stamina 55/55
    Psiche: 50/50
    Armi Estratte: ---
    Indossato: Vesti Standard

    Status Alterati: ---
    Condizioni Alterate: ---
    EQUIPAGGIAMENTO

    ☐ Lama da Polso [Potenziata] ×2
    ☐ Pistola a Dardi 4.6×30 mm ×1 [12/12]
    ☐ -
    ☐ -
    ☐ Pacchetto di Sigarette ×1
    ☑ Vestiti Standard ×1
    ☐ -
    ☐ -
    ☐ -
    ☐ -


    A Leorio capitava veramente spessissimo di inizare a camminare lungo la strada senza curarsi effettivamente di dove stesse andando a finire; che fosse un pianeta o una città da lui conosciute o meno non faceva poi moltissima differenza per ciò che gliene importava.
    I passi venivano guidati dall'inerzia involontaria, che lo costringeva in parecchie occasioni a cercare un luogo in cui trovare il ristoro per la mente e per il coropo dopo qualche missione o semplicemente quando il buio della sera portava alla mente pensieri che potevano essere annebbiati solo grazie a quelche buon bicchiere di alcolico dalla forza dirompente ed un paio di sigarette in tranquillità.
    Indossava una giacca nera con il colletto tirato su, la maglia di un grigio metallico e pantaloni stretti del medesimo colore del cappoto; un abbigliamento classico e tutt'altro che consono al periodo ed al luogo, ma a lui poco importava a dirla tutta.

    Parve destarsi, sollevando il capo verso l'alto, mentre il fumo dell'ultima boccata di una sigaretta durata anche fin troppo usciva fuori dalle sue labbra dischiuse sotto il bianco gelido della neve che infioccava quella strada lastricata di pietre grige.
    Che posto era? Per qualche istante si arrestò, cercando di ritrovarsi nel labirinto che la sua mente aveva creato per estraniarlo dal mondo reale; non pareva esserci nessuno in giro in quel luogo, eppure la costruzione di mattoni rossi che gli si parava dinnanzi pareva fatta apposta per accogliere molte persone intente a trovare conforto.
    Era sulla Terra? Sì, forse in un primo momento lo avrebbe giurato, eppure non si ricordava nemmeno di esserci mai passato di lì.
    Si sentì strano, ma proprio quella sensazione quasi inquieta lo costrinse ad accettare l'invisibile abbraccio che l'ambiente di fronte a sé gli propinava.

    Decise dunque di entrare, ormai spinto da una curiosità che sopprimeva il suo senso di prudenza già spesso eccessivamente accentuato a causa del lavoro che svolgeva.
    Aprì la porta, vi erano già due individui, più quello che potè faclmente indicare come la persona che conduceva il locale. Non gli pareva di conoscere nessuno, ma -se gli altri due l'avessero portata visibile, come lui faceva sul braccio destro- si sarebbe reso conto della presenza di altri Contractors.
    Il mozzicone della sigaretta era stato ovviamente spento su un posacenere all'esterno, prima di entrare. Si avvicinò al bancone, gettando solamente un rapido sguardo agli altri presenti, poggiando poi le mani cibernetiche di colore nero sul legno scuro della superficie alla quale si era accostato.
    «Salve, un whisky, Dalmore se ne avete, magari di almeno dieci anni» chiese, con tono deciso ma affabile al barista nerboruto, osservandolo per cercare di capire se si fosse ricordato di essere già stato in questo posto «E mi lasci la bottiglia» aggiunse, mentre si accomodava su uno degli sgabelli in attesa del suo ordine.
    © toe. - 2020 || layout&tabella for contractors-gdr
     
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    Chiudo l'evento.
    Ecco le ricompense:

    Johnny Goldstar: +10 Punti Missione, +100 Sol, +20 Punti Esperienza
    Sergej Greyson: +10 Punti Missione, +100 Sol, +20 Punti Esperienza
    Leorio Tal-Vega: + 10 Punti Missione, +100 Sol, +20 Punti Esperienza

    Vi aggiornerò non appena le avrò aggiunte alle schede.
     
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